Ci sono due parole che troppo spesso usiamo in modo automatico e che hanno, invece, un valore straordinario e sono il chiedere: “Come stai?”.
Quando lo chiediamo con sincero interesse è indice non solo di educazione e gentilezza, che fanno sempre piacere, ma anche di affetto e attenzione e aiuta la persona che ci sta davanti a sentirsi importante per noi.
È necessario valutare chi ce lo sta chiedendo, il tono che utilizza, se ci guarda negli occhi, perché non sempre ci troviamo di fronte a persone realmente interessate alla nostra risposta e, in questo caso, è inutile raccontare ciò che l’altro a priori non ha intenzione di ascoltare.
Ci sono persone e amici che, invece, ci chiedono come stai con il cuore e l’interesse di saperlo realmente, ascoltando la nostra risposta, accogliendo ciò che diciamo e offrendoci la loro attenzione e il loro tempo per farsi raccontare ciò che stiamo dicendo loro.
Sono poche e anche preziose ed è importante che le apprezziamo perché stanno facendo qualcosa che ai più sfugge e non né scontato, né dovuto.
Il chiedere come stai è un qualcosa di reciproco e l’attenzione, l’accoglienza e l’affetto ricevuti è bello ricambiarli.
In queste due parole è nascosto anche il “Fidati, io sono qui, non sei sola”.
Ci sono giorni in cui, però, non è così semplice rispondere e decidiamo se essere sincere o no, prima di tutto con noi stesse, con le nostre emozioni, e poi con l’interlocutore.
E quanto pesa quel “Tutto bene” preconfezionato, perché ci ricorda che tutto bene non va: alcune volte, ci sentiamo stanche, deluse, mai abbastanza e sappiamo che potremmo o dovremmo fare qualcosa per noi che troppo spesso decidiamo di rimandare per i più disparati motivi, ma che inesorabilmente di fronte a queste due parole riaffiora e si fa sentire.
E quando queste due parole danno davvero il là a svuotare un sacco ormai troppo pieno?
Veniamo travolti da ciò che l’altro ci riversa addosso e sembrava non aspettasse che questo per farlo: c’è da domandarsi per quanto tempo ha taciuto se adesso ci inonda come un fiume in piena in cui gli argini sembrano crollati.
In queste situazioni è importante imparare a contenere chi abbiamo davanti e a mettere dei limiti, altrimenti rischiamo di essere travolte e non di supporto.
Chiedere “Tu come stai?” è un modo per avvicinare le persone e farle sentire comprese.
Come ti fa sentire una persona che ti chiede con affetto e interesse: “Tu come stai?”
E se ti chiedesse anche: ”Sei felice?”
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